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Prima di scoprire i 6 passaggi chiave per imparare a gestire, in modo semplice, la rabbia capiamo quando quest’emozione emerge e perché

Sicuramente la rabbia è un’emozione bella potente, io ad esempio ho sempre avuto una relazione molto conflittuale con quest’emozione, non sapevo proprio come gestirla quindi o la reprimevo o la sfogavo brutalmente. Il fatto è che ne ero terrorizzata. Ma perché? Principalmente perché quando mio papà si arrabbiava, la violenza prendeva il sopravvento. Quindi ciò a cui ero giunta era: la rabbia è sbagliata perché è pericolosa e questa convinzione per molto tempo non mi ha permesso di sentire quest’emozione, di viverla e tantomeno di accogliere i suoi messaggi.

Ma perché la rabbia arriva?

I motivi sono molteplici. Sentiamo rabbia quando: 

  1. percepiamo di non avere il controllo su una situazione, nasce quindi per contrastare la paura inconscia di sentirci impotenti
  2. ci sentiamo minacciati e captiamo che il nostro spazio possa venire invaso
  3. le aspettative che riponiamo su una persona e/o situazione vengono deluse
  4. viviamo un’ingiustizia
  5. parti di noi entrano in conflitto
  6. desideriamo affermare la nostra individualità

Facciamo un esempio forse un po’ banale ma significativo. Perché un’automobile che ci impedisce di uscire da un parcheggio ci fa diventare folli di rabbia?

Certamente è una cosa che ci infastidisce, ma a meno che non stiamo vivendo una situazione di emergenza, non costituisce certo una minaccia alla nostra sopravvivenza.

Ad ognuno possono venire in mente episodi in cui si è sentito molto arrabbiato senza che ci fosse nessuna minaccia effettiva, questo perché dipende tutto da come percepiamo l’evento, da qual è quindi il significato soggettivo che diamo a quell’evento.

Noi possiamo sempre scegliere come rispondere ad un evento e la modalità può essere più o meno consapevole, più o meno presente a me stessa. Nel caso del parcheggio, ad esempio, posso convincermi che il proprietario dell’auto non abbia avuto alcun rispetto per me, che sia un cafone, un prepotente. Una possibilità è: scendo dall’auto e gli urlo di tutto o posso anche non scendere dall’auto, tuttavia questo evento continuerà ad infastidirmi e dentro la mia mente si susseguiranno a raffica tutta una serie di insulti nei confronti di quella persona. Un’altra possibilità poi è: riconosco di provare rabbia e va bene così, è ok. Quella persona mi sta impedendo di fare ciò che desidero quindi in questo momento è un ostacolo al raggiungimento di un mio obiettivo ad esempio arrivare al lavoro in orario perciò l’attivazione di questa emozione è qualcosa di assolutamente naturale e fisiologico.

Quando divengo consapevole di ciò che si sta muovendo nel mio mondo interiore significa che sono presente a me stessa ed è in uno stato di presenza che inizio ad agire e non più a reagire.

Cosa fare se ho uno scatto di rabbia?

È possibile che la rabbia sia talmente tanto intensa da non riuscire a incanalarla. Forse ho sbottato contro quella persona e va bene cosi ma c’è qualcosa che posso fare a posteriori, quindi in seguito a quell’evento? Sicuramente si, posso trasformare quell’esperienza in un’opportunità di guarigione e integrazione. In che modo? Iniziando un dialogo con me stessa attraverso tutta una serie di domande.

Ad esempio, mi domando: perché ero così arrabbiata? Qual è la cosa che più mi ha fatto arrabbiare? Come mi sono sentita? A me, ad esempio, è accaduto e ti riporto quali sono stati gli aspetti che hanno avuto la possibilità di venire a galla grazie a un’esperienza simile a quella che ti ho raccontato. Il punto cruciale è stato riconnettermi a me stessa e iniziare a comunicare con me. 

Alla domanda, perché sei così arrabbiata? Quello che è emerso è stato: non ci si comporta in quel modo. Allora mi sono chiesta: qual è la cosa che più ti ha fatto arrabbiare? Che quella persona abbia creduto di poter fare quello che voleva e questo non va bene. Allora ho proseguito e mi sono chiesta: come ti sei sentita? La risposta è stata mi sono sentita in gabbia, intrappolata. Questo è il motivo per cui è scattata la rabbia: la paura di sentirmi in gabbia, di sentirmi in trappola.

La persona così come l’evento scatenante è stato un attivatore perché io potessi prendere consapevolezza di questa paura, potessi comprendere da dove si originava e risalire all’esperienza primaria in cui mi sono sentita impotente per poter vedere, riconoscere ed accogliere quella parte di me che stava richiamando la mia attenzione e aveva bisogno che io la vedessi. Recuperare le nostre parti, dare loro spazio e voce, essere un tutt’uno con noi stessi è il passaggio fondamentale per poter dare alla luce chi noi siamo.

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I 6 passaggi chiave per gestire la rabbia

Ora vorrei portarti i 6 passaggi fondamentali che puoi fare per trasformare la rabbia nel tuo miglior alleato. Se vuoi, scrivili in modo che tu possa implementarli nel momento in cui senti la rabbia affiorare.

  1. Quando senti crescere in te la rabbia, accoglila, riconosci che c’è, non allontanarla, non reprimerla, non fare finta di niente. La rabbia come ogni altra emozione è un campanello di allarme che inizia a lampeggiare per richiamare la tua attenzione, per spostare il tuo focus da fuori a dentro. Ti chiede di rimanere presente a ciò che senti.
  2. Prendi consapevolezza di qual è stato il trigger e cioè l’elemento che ha scatenato l’attivarsi di quest’emozione. Può essere stato un gesto, un modo di fare, una parola che una persona ti ha detto, un’immagine…
  3. Una volta riconosciuto il trigger, domandati: in quella situazione, cosa più di tutto mi ha ferito? L’essere evitata, non ascoltata, non vista, essere stata presa in giro eccetera.
  4. Prendi carta e penna e scrivi tutto ciò che magari non hai detto e avresti voluto dire a quella persona, tutto compreso offese e parolacce. Questo è il tuo spazio in cui ti concedi di sentirti pienamente e profondamente libera. O se non vuoi scrivere, porta fuori tutto ciò che senti attraverso la voce. O attraverso il corpo, ballando, saltando, urlando.
  5. Una volta che hai dato una forma all’energia della rabbia, ritrova il tuo centro: mettiti in ascolto di te stessa, puoi ad esempio dedicarti a qualche respiro diaframmatico e consapevole, quindi quando inspiri gonfi la pancia e quando espiri la sgonfi, permettiti di entrare in contatto con il tuo corpo, con le tue sensazioni.
  6. Ricontatta la tua parte ferita, il tuo bambino interiore, quella parte di te che non si è sentita vista, ascoltata, compresa, ritorna da lui e donagli tutto ciò di cui ha bisogno e ora tu, quale adulto protettivo, puoi darglielo, puoi farlo sentire compreso, accolto, amato esattamente così com’è. Tutto ciò che chiede e desidera è avere te, il tuo esserci, la tua presenza.

È proprio attraverso questi 6 passaggi che quell’esperienza che ha attivato in te la rabbia può divenire un’occasione di guarigione e profonda integrazione.

Permetti a quest’emozione di trasformarti. Ricorda sempre che la rabbia è il tuo guerriero antico, è il tuo alleato che crea le condizioni fondamentali perché il tuo spazio sacro sia rispettato, perché tu possa metterti al primo posto e divenire la tua priorità.

Siamo giunti al termine di questo articolo, spero che queste parole siano state per te fonte di nutrimento e ispirazione. Grazie per il tuo tempo. 

Prima di salutarti, ecco per te alcuni link per:

A presto,

ti abbraccio Margherita

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